con-tatto

Il contatto, si sa, è un elemento fondamentale delle buoni relazioni (personali e professionali): la mancanza di contatto non è soltanto manifestazione di un rapporto che fatica a decollare, ma anche una delle possibili cause di difficoltà, astio e distonie.

Vivere con tensione e rigidità il contatto può penalizzarci: nel business, come nella vita personale, è utile poter disporre con serenità di uno strumento relazionale così potente.

Ma se è vero che è importante poter entrare in contatto con gli altri, è altrettanto importante non eccedere nel contatto: a sentirsi in difficoltà potrebbero essere i nostri interlocutori.

Allora, com’è possibile stabilire un contatto utile e rispettoso? È importante tenere in considerazione alcuni aspetti cruciali del contatto; eccoli di seguito:

  • Punto di contatto di chi tocca – È sconsigliato toccare l’interlocutore con la punta delle dita; va preferito piuttosto il palmo della mano, che trasmette cordialità ed apertura.
  • Punto di contatto di chi viene toccato – Per definizione, il contatto azzera la distanza prossemica con il nostro interlocutore: questo vuol dire “invasione”. Possiamo però scegliere parti del corpo “poco sensibili” (dal punto di vista prossemico): il gomito è una delle parti più indicate. Segue l’avambraccio o il braccio, stando bene attenti però a non avvicinarsi troppo al viso (una porzione del corpo molto intima e “delicata”).
  • Direzione di provenienza del contatto – È importante evitare contatti che arrivino verso l’interlocutore da direzioni esterne al suo campo visivo. Un tocco posteriore che giunge dai 180° posteriori dell’interlocutore, metterebbe molto in allarme quest’ultimo: controllare chi si muove vicino a noi è un istinto primordiale che va rispettato.
    Oltre a questo, è importante preferire un contatto “laterale”: i tocchi che giungono invece dall’alto verso il basso (con il palmo della mano all’ingiù, per intenderci) trasmettono dominanza… questo non è il massimo se vogliamo promuovere una relazione distesa e cordiale.
  • Intensità del contatto – Tenendo ben sotto controllo i segnali di rifiuto e tensione del nostro interlocutore, dobbiamo fare attenzione a non eccedere nell’intensità del contatto. Può essere utile comunque ricalcare le abitudini non verbali della persona con la quale ci stiamo relazionando. Fra i contatti più frequenti e socialmente previsti c’è la stretta di mano: anche in questa occasione sarebbe opportuno stringere la mano all’interlocutore calibrando la nostra stretta a quella dell’altro (prendere spunto dalla fisicità di chi abbiamo di fronte può essere d’aiuto… anche se non mancheranno sorprese!).
  • Velocità e durata del contatto – Ancora una volta la parola d’ordine è “equilibrio”: un contatto sfuggente può trasmettere tensione e scarsa fiducia, uno troppo prolungato invadenza e prevaricazione. Teniamo sempre d’occhio i segnali di tensione e rifiuto del nostro interlocutore…

Un’ultima indicazione consiste nel ricordarci di non dare per scontato che il nostro modo di toccare gli altri sia l’unico; esercitare la nostra flessibilità in tal senso è molto importante per ottenere il massimo dalle nostre relazioni.

Buon contatto… con tatto!

Alberto De Panfilis

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